martedì 27 dicembre 2011

Mons. Frisina: In chiesa i canti siano per tutti


Chi canta, prega due volte”. Monsignor Marco Frisina, autore di musica liturgica e di colonne sonore per filmografia sacra, nonché direttore di coro, ricorda le celebri parole di Sant’Agostino, mentre si accinge a condividere il valore dell’arte musicale e del ruolo della musica nella liturgia.
«La musica è, di tutte le arti, quella più astratta; non si vede e non si tocca. Eppure è la più coinvolgente, poiché parla prima al cuore, sede delle emozioni, poi alla testa, dove muove e svela ricordi e rimembranze», spiega il compositore.
Che continua: «Non servono traduzioni per la musica: un veneto, un africano, un cinese hanno la stessa possibilità di comprenderla. Ognuno riconosce, istintivamente, l’armonia trasmessa dai rapporti ordinati delle vibrazioni prodotte dagli strumenti o dalle voci di un coro… E’ nell’armonia, ordine divino del mondo, che troviamo pace, serenità: qui sentiamo che le cose sono a posto. Già, perché la musica aiuta noi stessi a trovare un rapporto armonico con il suono, ma anche, generalmente, con tutte le cose».
«Prendete un ragazzino che si innamora...». Così chi suona in un coro conosce l’importanza dell’accordo tra i coristi, sa che al contempo nessuno è essenziale e tutti lo sono, se uno soltanto stona dà un’ombra al lavoro di tutti; la musica è, dunque, un’esperienza di condivisione, un modo concreto di fare la pace e l’accordo. Non solo: la musica, che fino a pochi secoli fa accompagnava ogni componimento poetico, è una celebrazione, una forma d’espressione della poesia. E la poesia, si sa, è un’esperienza che appartiene a tutti: «Prendete ad esempio un ragazzino che si innamora: da un giorno all’altro passa dallo stato di un selvatico a quello di cavaliere; se fino al giorno prima non si lavava nemmeno, inizia a curare il suo aspetto e i suoi modi - nota scherzosamente mons. Frisina – Non è vanità: semplicemente egli vuole dare il meglio di sé, e diviene a suo modo un poeta. Nel 1926 mio padre faceva la serenata a mia madre, allora appena sedicenne, e ogni sera si presentava sotto la sua finestra, finché non l’ebbe in sposa. Ogni grande momento della vita cerca la poesia, e così la poesia cerca la musica. Ma, attenzione, proprio per questa peculiarità, non tutto può essere musicato: se io cantassi l’elenco del telefono o il menu del ristorante, risulterei ridicolo; la musica merita la grandiosità delle parole: e gli argomenti d’eccellenza sono la preghiera e l’amore. E se cantiamo una preghiera, la comprendiamo meglio, perché la scansione è più lenta, si sofferma più a lungo su ogni parola, permette di meditarla; perciò, la musica non è semplice abbellimento della messa, è, anzi, parte dell’azione liturgica». 
Primo è il ritmo. Ma quale tipo di musica? «Ricordiamoci – prosegue il sacerdote - che la musica è potentissima: la sua unità elementare è il ritmo, che ognuno di noi porta in sé, proprio nei battiti suo cuore; il ritmo della musica cambia a seconda della situazione che descrive, così il ritmo del nostro cuore cambia a seconda dell’emozione o dello stato che viviamo. E così, il ritmo della musica liturgica deve ispirarsi a quello del cuore di chi prega».
Il riferimento al canto gregoriano, esempio insuperato di genere liturgico, viene immediato: «La sua bellezza dipende da alcuni criteri fondamentali: il primo è il primato della Parola sulla melodia e, ricordiamo, la Sacra Scrittura è il testo più bello, concreto, essenziale da musicare. Inoltre, il canto gregoriano è scritto per i monaci, con un’estensione accessibile a tutti. Non è per singoli virtuosismi, è, insomma, la musica che più induce alla preghiera; fondamentale anche perché, ricordiamo, durante la messa alcune parti devono essere cantate, dal sacerdote o dall’assemblea».
Il repertorio sia unitario. Detto questo, Frisina si sofferma su questioni di stringente attualità, come l’unificazione del repertorio liturgico o l’utilizzo di canti e strumenti “per giovani” durante la messa. «Sicuramente lo strumento più adatto ad accompagnare la liturgia è l’organo, acusticamente il più corale, il più coinvolgente. Per quanto riguarda il repertorio, invece, è importante sia il più unitario possibile, che non ci siano troppe distinzioni tra quello “per giovani” e quello “per adulti». 

I Giovani e la musica Liturgica





Come il canto è preghiera

lunedì 26 dicembre 2011

Preghiera dei Musicisti

O Cecilia, Martire santa e gloriosa
che con il tuo sangue prezioso
hai testimoniato un amore ardente per Cristo Signore,
ti invochiamo nostra patrona e protettrice.
Tu, che hai fatto della tua vita un canto d'amore a Cristo,
tuo celeste Sposo,
sostieni il nostro lavoro
affinchè le nostre opere cantino la gloria di Dio;
lo Spirito Santo, Amore e Bellezza eterna,
guidi il nostro intelletto e il nostro cuore
perchè sappiamo esprimere in modo giusto ed efficace
lo splendore della verità di Dio che è presente nelle sue creature.
Intercedi presso il Signore
affinchè apra i nostri occhi e le nostre orecchie
affinchè, contemplando il volto di Cristo,
facciamo della musica l'eco della divina bellezza.
Le nostre opere portino consolazione e gioia,
suscitando nel cuore degli uomini la nostalgia del Paradiso,
aggiungano splendore e solennità alla preghiera della Chiesa,
e diano luce e speranza al mondo.
Per i tuoi grandi meriti ottienici la grazia di unirci un giorno
al coro stupendo dei beati del cielo,
lì dove risplende la sublime armonia di Dio.
Amen.
 
mons. Marco Frisina
File:Vouet, Simon - Saint Cecilia - c. 1626.jpg

Cecilia: canto d'amore per Dio

Santa Cecilia è una santa romana del II-III secolo. Fu una giovane romana, martire al tempo di Urbano I (222-230), il cui culto risale al V secolo. Secondo la tradizione fu una nobile fanciulla cristiana che la sera delle nozze rivelò a suo marito di essersi convertita al Cristianesimo, facendo voto di castità ed inducendo anche lui alla conversione. Venne uccisa con la decapitazione dopo suo marito Valeriano, il fratello del marito Tiburzio e Massimo.
Alla morte di questi, un certo Almachio volle impossessarsi dei beni dei due fratelli, mandò a prendere Cecilia, la interrogò e la condannò a morte, facendola immergere in liquidi bollenti, ma la donna ne uscì illesa. Si optò allora per la decapitazione, dopodiché la giovane sopravvisse tre giorni, durante i quali riuscì a donare tutti i suoi beni ai poveri e la sua casa alla Chiesa.
Mancando documenti scritti, si pensa che questa sia una leggenda e che comunque Cecilia non abbia subito il martirio. La giovane venne sepolta nelle Catacombe di S. Callisto, in un posto d'onore, accanto alla "Cripta dei Papi". Più tardi il Papa Pasquale I, grande devoto della Santa, ne trasferì il corpo nella cripta della basilica di Trastevere, a lei dedicata.

Cantare è proprio di chi ama

"Cantare è proprio di chi ama: chi ha cantato di tutto cuore e con gioia, ama quel che ha cantato, ama il luogo in cui ha cantato, ama Colui per il quale ha cantato, ama, infine, Coloro per il quale ha cantato .”  (S. Agostino).